Questo sito raccoglie quanto negli ultimi anni ho scritto, o detto, sui temi che più mi stanno a cuore, e in particolare: la vita, che oggi si manifesta anche nella sua sfolgorante versione sintetica quale manufatto (eu)geneticamente assemblato; la famiglia, che ci appare anch’essa artificialmente rifratta in un caleidoscopio di grottesche controfigure; la formazione delle giovani generazioni, snaturata dentro una scuola che è ridotta ormai a parodia di se stessa, ovvero a un incrocio tra un luna park e un laboratorio di rieducazione etico-sociale collettiva.
Del resto, addomesticare tutti per via istituzionale – dall’asilo all’università – al monopensiero globalizzato, alle idee effimere e alla omologazione coatta serve a predisporre quel materiale umano omogeneo e obbediente che, sollevato dall’onere del ragionamento perché acquattato in un sicuro e confortevole stato di analfabetismo, confluisca felice nella massa inerte a trazione mediatica. Strutturalmente incapace di intralciare le simmetrie del potere.
L’analisi di questi temi non può non presupporre la consapevolezza della degenerazione morale, culturale, politica, religiosa che – combinata allo strapotere della tecnologia e all’impeto egemonico antiumano di una oligarchia votata al transumano – ha travolto e disintegrato le strutture portanti di una civiltà più che due volte millenaria.
In seno a questa civiltà sono stati elaborati i sistemi concettuali e le forme di pensiero capaci tanto di ordinare e regolare il vivere comune, quanto di rispondere alle esigenze spirituali profonde dell’uomo di ogni tempo; sono fioriti la filosofia, l’arte, il diritto e la politica, l’etica e l’estetica, la poesia e la letteratura, la scienza e l’economia, e la fede cristiana: tutto quel patrimonio di bellezza e di senso che l’onda montante della barbarie travestita da progresso sta annientando sotto i nostri occhi, assieme alla identità e alla memoria di un popolo intero.
Un patrimonio straordinario di bellezza e di senso – fatto di una storia tramandata, di una cultura sedimentata, di una eredità di terra, di sangue e di fede in cui riconoscersi – che va difeso ad ogni costo contro il delirio di onnipotenza dei signori apolidi del globalismo, per custodirlo e trasmetterlo a chi ci succede. Sulle macerie di uno Stato che, insieme alla sovranità, ha abdicato alla tutela e alla cura dei suoi cittadini; sulle rovine di una chiesa che, convertita alla religione unica dell’ONU e dei suoi magnati, ha abbandonato i suoi figli alla dissoluzione del secolo.
Le parole più vere e più belle a indicare il da farsi le ha regalate ai posteri qualche decennio fa Giovannino Guareschi, affidandole al Cristo che, in risposta a un don Camillo angustiato per il mondo che corre rapido verso la propria autodistruzione e per l’uomo che dissipa il patrimonio spirituale che in migliaia di anni aveva accumulato, gli spiega che bisogna fare «ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme». Perché «se il contadino avrà salvato il seme, quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza…».
Elisabetta Frezza